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Qualche anno fa ho letto un libro interessante, si chiama “Quello che conta”; è il punto di vista di Hal Urban sulle priorità dell’esistenza umana. Immancabilmente, da quando mi occupo di formazione e linguaggio cinematografico, il mio occhio cade su esempi tratti da film.
Hal racconta di come gli anni settanta siano stati per lui un punto di svolta. Proprio in quel periodo in America si diffondevano i “corsi di crescita personale”, guru, santoni e leader onnipotenti non dovevano sforzarsi per attirare masse di adepti pronti ad osannarli.
Ad un certo punto Hal dice:
“Mi ero lasciato trascinare in quelle stravaganze perché, come un’infinità di persone, sentivo che mi mancava qualcosa. Ambivo a un’esistenza appagante, ma non trovai certo ciò che cercavo nella “psicoterapia per la crescita personale”, che cominciava a rivelarsi troppo costosa, stressante e seriosa, fino all’eccesso.
Scoprii che mi faceva più male che bene, perché cominciava ad opprimermi. Ed ecco che accadde qualcosa di inatteso. In quel periodo, indipendentemente dalla mia instancabile ricerca di un nirvana personale, vidi due film che avrebbero avuto su di me effetti molto più positivi e duraturi di tutte quelle bizzarre esperienze. Se l’avessi saputo prima, al prezzo di due biglietti al cinema e di quattro ore del mio tempo, mi sarei risparmiato molte difficoltà (all’epoca ilcinemainsegna.it non esisteva 🙂 ).
Il primo film fu “Zorba il greco”, che racconta dell’amicizia tra Zorba e John. John ha un bell’aspetto, è intelligente, sano, benestante e colto. E’ una persona positiva, che però tiene tutto dentro di sé e sembra non godersi la vita. Legge e riflette, ma non si diverte e sta cercando il tassello mancante nella sua esistenza. E’ con lui che mi identificai. A un certo punto Zorba fa notare a John che ha tutto, salvo una cosa: la pazzia. Aggiunge che un uomo ha bisogno di un po’ di pazzia, altrimenti non riuscirà mai a essere libero. Poi gli insegna a ballare, a ridere e a lasciarsi andare”.
“Il secondo film fu “L’incredibile Murray”, imperniato sul rapporto fra un uomo, Murray, e il nipote di dodici anni, Nick, che vive con lui. La principale preoccupazione di Murray è che il nipotino non diventi una persona spenta, banale, legata alle convenzioni. Desidera che Nick sia in grado di cogliere tutte
le possibilità offerte dall’esistenza. Infine, cosa più importante, vuole che il nipote impari a osservare ciò che lo circonda e a riderne”.
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(The Truman Show)
Virginio
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