Ci sono alcune scene dalle quali mi congedo con un magone alla gola e questa è una di quelle. Sarà per l’età che avanza 🙂 , oppure per un’eccessiva immedesimazione visto che mia moglie si chiama Carmen e ci riteniamo una famiglia per bene.
Javier Martinez è stato messo di fronte ad una scelta: decidere se mostrare fedeltà al capo modificando il rapporto di consegna e occultando l’esistenza di una cassa, oppure subire le conseguenze non ancora ben definite del suo rifiuto. Dopo aver passato una notte insonne e dopo averne parlato con sua moglie, prende la sua decisione.
Il film dal quale è tratta la scena si chiama “Courageous – In lotta per capire” e a guardarlo si scopre il perché. Quattro poliziotti combattono corruzione e criminalità con tutta la forza necessaria, ciononostante “corruzione e criminalità” proliferano come in uno stagno pieno di batteri.
Mi sembra la storia italiana degli ultimi tempi, raccontata dai TG di tutte le reti, a tutte le ore e senza eccezioni. Non ne vediamo la fine: centinaia di persone indagate ogni giorno tra partiti politici, istituzioni statali, aziendali ed ecclesiastiche. Centinaia di persone arrestate ogni giorno: latitanti, camorristi, mafiosi e furbetti di quartiere. Ultimamente viene spesso da chiedermi: ma quanti ce ne sono in giro? Possiamo ancora parlare di una maggioranza di persone corrette, oppure abbiamo superato il limite?
Dopo tutte queste riflessioni, che puntualmente non smetto di fare, mi capita di vedere “Courageous”, un film di sani principi. Nessun altro titolo poteva essere più azzeccato, perché alle storie di “coraggio fisico”, ovvero quello che serve per affrontare il rischio della vita, si affiancano storie di “coraggio della scelta”.
Durante il giorno non ci capita spesso di fare appello al nostro “coraggio fisico”, d’altronde e grazie al cielo non ci capita spesso di trovarci nel mezzo di una sparatoria, oppure di incontrare lupi e leoni alla stazione della metro. Ma molto più spesso dobbiamo fare i conti con il “coraggio della scelta”.
Ci hanno sempre parlato del coraggio come una dote innata, attribuibile più ad impavidi guerrieri e soldati che agli uomini “normali”. Persino al cinema, tra i film più visti, ci sono le rievocazioni storiche di coraggiosi uomini alle prese con epiche azioni. Tuttavia lasciatemi dire che il vero coraggio non è questo. Il vero coraggio è quello delle “scelte quotidiane”:
- quello di una mamma che decide di fare due lavori per mantenere i propri figli,
- quello di rinunciare alla superficialità per fare un lavoro di qualità (anche se ti costa di più),
- quello di resistere alla facile “arte del gossip”, sapendo che le tue rivelazioni non giovano a nessuno,
- quello di dare agli altri il merito del risultato, piuttosto che attribuirselo senza ragioni,
- quello di approfittare di un’occasione per mostrarsi grandi uomini, piuttosto che grandi ladri.
Si chiama integrità, merce rara ai giorni nostri, come ricorda ad Javier il suo capo:
Grazie della sua integrità Javier, è rara!
Complimenti Javier, dopo sei tentativi stavo perdendo le speranze.
Ma voglio pensare a questo difetto dell’uomo con la stessa prospettiva di questa storia:
Un uomo fu incuriosito da una donna intenta a chiedere l’elemosina sul ciglio della strada. Solitamente non era generoso per via del suo modo di vedere i barboni. Era convinto che una donna in buona salute potesse cercare un lavoro e badare a se stessa. Quando le se avvicinò e le chiese: “Donna perché sei qui invece di andare a lavorare?”, la donna misteriosa rispose: “ Dio ha voluto che io fossi qui; altrimenti chi ci sarebbe al mio posto per mostrarti quello che sei? Un uomo che rifiuta aiuto a chi ne ha bisogno”.
Credo che quello che sta accadendo è un segnale per tutti noi. Qualcuno ci sta mostrando di cosa abbiamo bisogno per riprenderci la vita e la serenità.
Abbiamo bisogno di integrità, ad ogni livello. Nelle famiglie, nelle aziende e nelle istituzioni. Abbiamo bisogno di fare scelte coraggiose.
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Ho letto con piacere il post e volevo ringraziarti per essere una fonte di ispirazione. Armando
RispondiInnanzitutto complimenti per l’articolo. Io però mi chiedo , se tu sei una persona per bene , io sono una persona per bene, i miei amici sono persone per bene ….ma allora i farabutti dove sono? E come mai è così difficile combatterli visto che dovrebbero essere in pochi tra tanta gente per bene ?
RispondiScusate lo sfogo, ma non se ne può più!!
…:-) sfogati pure Anna 🙂 io non so dove si nascondano le persone “poco per bene”. E’ lo stesso motivo per il quale ho scritto questo post. Ma è conveniente riportare l’attenzione su noi stessi e quello che possiamo fare per cambiare le cose. Credo che il cambiamento immediato parta dal “non chiudere gli occhi” anche di fronte ai piccoli fatti. Quest’anno nel mio Comune si vota, e puoi immaginare quanti amici mi hanno chiesto il “favore”. Io ho deciso che il mio sarà un voto di protesta, e lo devono sapere tutti, compreso loro.
RispondiServirà a qualcosa ? Forse solo a farmi odiare da qualcuno. Oppure anche per stare meglio con me stesso . Staremo a vedere.
In ogni caso grazie per il tuo sfogo…
Che straordinaria abilità di manipolare e colpevolizzare il signore in poche parole che semplicemente sta facendo una domanda ancora prima di aver deciso se aiutare o no. Una strategia di comunicazione ben consolidata da tutti i questuanti di qualsiasi provenienza per incastrare in un senso di colpa il rifiuto di sentirsi ricattati e scaricarsi della responsabilità di badare a se stessi. Ma io non ci sto! Non è una storia educativa. E’ una storia che leggitima il vittimismo e il rifiuto delle proprie responsabilità appellandosi ad una investitura divina.
RispondiA dire il vero Paolo non ho ben capito la tua riflessione. In ogni caso credo che possiamo leggere in una “scena” diversi significati e questo non è necessariamente un male. Anzi, rinforza quello che penso da sempre: nei film , nelle storie, nei fatti gli uomini vedono quello che vogliono vedere. Grazie sempre per il tuo intervento :-)))
Rispondi…scusami Paolo, ma adesso ho capito che ti riferivi alla storia dell’uomo e la mendicante e non alla scena di Martinez.
RispondiAllora il mio punto di vista ..coincide con il tuo! Fuori dal contesto in cui è stata inserita…la storia e fuori dall’utilità che ne possiamo trarre ci resta sempre “aiutati che Dio ti aiuta”! Pardon
Confesso che mi sono commossa.. sono un’insegnante di scuola superiore e quest’anno ho voluto svolgere un modulo di preparazione al lavoro. Mi sono sorpresa tantissimo quando ho constatato con quanto cinismo, passività, superficialità i ragazzi si relazionano con il mondo del lavoro, che conoscono (evidentemente) solo per quanto sentono in casa dai loro genitori e dai media. Dovremmo riflettere su cosa trasmettiamo della realtà ai nostri figli e allievi. Abbiamo una responsabilità troppo grossa del loro futuro. Vedere insieme questo spezzone può essere un’occasione per parlare di quell’etica che sempre (SEMPRE) deve guidare i nostri passi. Ne va del loro futuro. Grazie
RispondiVisto che molto spesso i film anticipano quello che poi accade nella realtà è bello sognare che ci sia la possibilità di creare spazio alla lealtà, all’onestà, all’integrità. Grazie Virginio
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