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La matassa è il terzo film firmato dai comici palermitani Salvatore Ficarra e Valentino Picone (dopo Nati stanchi e Il 7 e l’8) ed il secondo firmato dai due insieme allo sceneggiatore Giambattista Avellino.
E’ un film che regala allegria (come tipicamente accade nei loro film), ma anche tanti spunti di riflessione, soprattutto per chi, come me, si occupa di formazione nella gestione delle controversie. Un film che in più punti mostra le dinamiche della “guerra silenziosa” che può accadere tra due famiglie quando non regna l’armonia. Una guerra fatta di ostentata indifferenza, rancore mai affrontato ed anni di “rumorosa” lontananza. Una guerra che, purtroppo, tante famiglie conoscono e, ne sono convinto, nel film ci si possono ritrovare, quasi guardandosi allo specchio.
Già il titolo è indicativo sul tema: La matassa. Ossia, qualcosa di ingarbugliato, che è difficile districare, proprio come i suoi fili che, una volta iniziato lo sviluppo, è difficile ricomporre o anche semplicemente trovare un punto di inizio e di fine.
La matassa esiste in quanto – purtroppo – è, con tanto passato che condiziona il presente e, soprattutto, il futuro. Ed è da questo punto che inizia la storia, con la prima scena che già contiene in sé l’argomento. Due fratelli che, ad un certo punto della loro vita, litigano per la proprietà di un albergo. E questo conflitto condiziona le famiglie e i due figli (Ficarra e Picone) che, unitissimi da bambini, crescono nel rancore, perdendosi.
Il senso del film è riassunto dalla frase di Don Gino (interpretato da Pino Caruso), che aveva seguito la vicenda fin dal principio, riportata nella scena allagata al post. Parafrasando le sue parole, nelle controversie ognuna delle persone coinvolte pensa di avere ragione e tutte queste ragioni diventano dei fili che, con il passare del tempo, diventano sempre più intrecciati ed ingarbugliati, diventando così una matassa unica. Inoltre, dovunque troviamo delle matasse, perché ogni famiglia ha la propria (più o meno grande, più o meno inestricabile), assomigliando in fondo a quella dei protagonisti del film.
Eccolo, quindi, il “senso” della matassa, ossia di quel conflitto che sviluppandosi su se stesso mostra nel corso degli anni gli effetti nefasti del suo circolo vizioso ed i danni che produce nelle persone, sotto tutti gli aspetti, non ultime le risorse che queste investono in esso (soprattutto di carattere emotivo).
Un conflitto rispetto al quale il tempo gioca sempre un ruolo fondamentale (in negativo) perché, come sottolinea sempre Don Gino in un’altra delle scene del film, solo arrivati al momento decisivo del loro “ritrovarsi” (dopo anni di forzata lontananza) i due protagonisti si sono resi conto di aver ereditato soprattutto una lite (e non soltanto un albergo). La lite, infatti, era quella dei loro padri, che forse con il tempo si sarebbero riavvicinati. Tuttavia, non ne hanno avuto il tempo perché poco dopo la lite il padre di uno dei due morì prematuramente. A partire da quel momento la matassa ha iniziato a prendere forma ed in essa hanno finito per confluire tutti i rancori, i veleni e le accuse reciproche. La conclusione di Don Gino è “spiazzante” quanto semplice, se solo le persone avessero il coraggio di abbandonare il proprio orgoglio: “Perdiamo anni a cercare di sbrogliare le matasse e a nessuno viene in mente la cosa più semplice: tagliare i fili, buttare via la matassa…”.
Don Gino ha un ruolo fondamentale nella vicenda (e spesso fa da voce fuori campo commentando la vicenda e dando allo spettatore preziose informazioni per comprenderla), perché, agendo da mediatore, riuscirà, dopo tanto impegno, a ricomporre il conflitto tra le due famiglie, trovando il bandolo della matassa e aggiustando il quadro di un rapporto familiare deteriorato da troppi anni di incomprensioni e mancata comunicazione.
Inoltre, sempre a proposito della ricerca del significato del film, riporto il testo di un celebre proverbio cinese, il quale sottolinea che “Esiste la mia verità, esiste la tua verità ed esiste la verità”. Sinceramente credo che il film mostri in modo molto efficace le due facce di una stessa medaglia, ossia la proprietà di un albergo, che, attraverso le diverse prospettive delle due famiglie, da motivo di scontro finisce per diventare l’elemento che ne determinerà il riavvicinamento.
E non è un caso che il film si conclude con un bel piano-sequenza che – attraverso la splendida colonna sonora firmata da Paolo Buonvino (apprezzato autore di diversi temi musicali del cinema italiano, da Ricordati di me a Manuale d’amore, da Caos calmo ad Italians, da L’ultimo bacio a Il giorno in più) – riporta i due protagonisti, ai tempi in cui erano bambini, quando, in braccio ai loro padri, giocavano insieme, in un’epoca in cui il conflitto non era ancora iniziato.
E’ vero, talvolta nella vita non si può tornare indietro; tuttavia proprio la scena finale del film, mostrando la fine del conflitto, con le due famiglie di nuovo insieme, rappresenta il simbolo della volontà di “deporre le armi” per andare, finalmente, oltre, in un passato che, ormai superato, sia solo la premessa per un presente, e soprattutto un futuro, da giocare secondo regole diverse.
Un modo alternativo di affrontare le controversie esiste, sempre, basta avere il coraggio di volerlo… questo è il messaggio di chiusura, sussurrato ma non per questo meno determinato, con cui si chiude il film di Ficarra e Picone. E, per lo spettatore, quel benessere “ritrovato” che accompagna i titoli di coda è l’invito a provare a fare qualcosa per gestire costruttivamente quei tanti, piccoli o grandi, conflitti che vive – che tutti noi viviamo – ogni giorno…
Stefano Cera: Da piccolo ha visto 2001: Odissea nello spazio e si è addormentato al cinema! Tuttavia, da allora ha sviluppato l’“insana passione” per il grande schermo e soprattutto (una volta diventato formatore) per tutto ciò che questo portava all’apprendimento. Sviluppa le sue attività in aula lavorando con i video ed i film… perché una scena vale davvero più di tante parole. Senior Consultant & Experiential Trainer, Autore di Che film ci mediamo stasera? Ovvero, imparare la risoluzione dei conflitti attraverso i video, in La giustizia sostenibile, (a cura di) M. MARINARO, Aracne, Roma, 2012. Lo trovi sul blog: http://formamediazione.blogspot.it
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