Il punto di vista del trainer
Nel contesto aziendale è difficile “riprendere” un collaboratore dalle buone performance per canalizzare la sua energia verso un risultato di gruppo. Si rischia di demotivarlo.
L’allenatore Ted Lasso dell’omonima serie tv, ci mostra chiaramente come fare.
Convocato il migliore dei suoi giocatori, Ted con tono gentile, mette la questione al centro del suo “ feedback a sandwich”.
Fase uno: un complimento
“ devo ammettere che sei il miglior atleta che abbia mai allenato”
Utilizzare come apertura un complimento, o evidenziando una caratteristica positiva che è venuta fuori nel frangente in questione, può essere un buon modo per non far sentire il collaboratore “attaccato”, ed uscire dalla zona difensiva.
Fase due: il feedback
“ sei così convinto di essere uno su un milione, che in campo dimentichi di essere uno su undici”
Se il ragazzo avesse fatto più attenzione al gioco di squadra, forse la partita sarebbe finita diversamente. Non è una critica facile, perché mina le basi solide del giocatore, colpisce il suo ego.
Il coach usa un tono perentorio, non ammette repliche, lo guarda convinto, anche se ovviamente non alza i toni.
Costruire un feedback breve, conciso, e se volete anche “pungente” nel suo significato, è un buon modo per far sì che resti quanto più possibile impresso, senza però che il collaboratore si senta “apertamente criticato”.
Fase tre: un altro complimento o un’azione fatta bene
“ hai fatto un goal fantastico comunque”
Terminare il feedback con un’ulteriore fase in cui si fa un complimento, in questo caso molto più specificatamente attinente alla questione in causa, permette al collaboratore di pensare “beh, non sono proprio così male! Se solo migliorassi quella piccola cosa, sarei perfetto!”.
Da qui nasce lo sprono, il pensare che nulla è perduto, anzi l’ostacolo sembra più facile da superare, perché si tende psicologicamente a non ingigantirlo.
Il trainer può usare questa scena per mostrare un esempio del cosiddetto “feedback a sandwich”, così chiamato perché proprio come un panino, si divide in tre fasi.
La prima e l’ultima (quelle che figurativamente rappresentano il pane) sono quelle in cui bisogna usare un linguaggio positivo, mentre quella centrale (il ripieno) rappresenta l’aspetto da migliorare.
Se hai bisogno di un altro esempio di “feedback a sandwich” puoi dare un’occhiata a questo articolo di blog presente sul portale >>> https://www.ilcinemainsegna.it/video/scena-sul-feedback-che-voto-ci-daresti-da-uno-a-dieci/
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