Dal finale del film cult dei primi anni 2000 “Mean Girls” una riflessione sui paragoni, le insicurezze e gli stereotipi che minano il proprio “brand”.
In un mondo dove basta connettersi al web per trovare persone di successo, individui normali che hanno raggiunto l’apice delle loro carriere e soddisfatto le aspettative, sentiamo sempre di più la pressione sui i nostri difetti, e sulle cose che ci bloccano.
Non è quindi da biasimare se il continuo “giudicarsi” in relazione agli altri diventa una nuova arma di difesa. Eppure diceva Twain “il confronto è la morte della gioia” ed anche del proprio “self brand”, della propria unicità, della propria autostima.
“ Dire che uno è grasso, non ti fa dimagrire”
Nel film da cui è tratta la scena, la protagonista Caddie passa dall’essere una ragazza con una sana e solida autostima, ad un persona intenta a giudicare gli altri, e a sua volta a sentirsi pressata dalle critiche.
Non vi sembra assurda l’idea di trovarsi su una simile giostra? Critichiamo per non sentirci criticati. Ma siamo schiavi a nostra volta del giudizio degli altri. E se invece ci soffermassimo di più su quanto possiamo pretendere da noi stessi?
“ L’unica cosa che puoi fare nella vita, è risolvere il problema che ti si presenta”
Se puntiamo sulle nostre capacità, sull’intenzione di “superare noi stessi e non gli altri”, allora la crescita diventa sana a tal punto da non sentire più il bisogno di distruggere quella di chi ci sta intorno.
Quando proietti una tua insicurezza su un’altra persona, comincia a farci caso, accetta la critica come se la stessi facendo a te stesso e accoglila come parte della TUA crescita, e non di quella altrui. Perché è a te stesso, che quella lezione è utile.
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