Scena sulla cura delle relazioni: la via è la gentilezza

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Di cinema2010

Tante, troppe cose da fare e poco tempo. Troppo spesso, risucchiati dal caos in cui viviamo, dimentichiamo di dedicarci alla cura delle  relazioni. Rimandiamo ancora una volta quella telefonata che ci eravamo preposti di fare da un bel po’, dimentichiamo di quella visita che avevamo promesso, non troviamo il tempo per supportare quel collega in difficoltà che necessita del nostro aiuto.

Abbiamo bisogno di riscoprire quel valore indispensabile che tiene in vita tutte le nostre relazioni. La via è la gentilezza.

“… ella non è una comune rosa, è la tua rosa! È il tempo che le hai dedicato che rende la tua rosa così importante!”

Ce lo dimostrano i personaggi del film adattamento cinematografico del romanzo di Antoine de Saint-Exupéry che ha fatto sognare e, ancora oggi, fa sognare bambini e adulti. Una bambina, un aviatore e la sua storia di un Piccolo Principe, ci raccontano il segreto della relazione autentica e gentile.

L’anziano e bizzarro vicino riesce a conquistare il cuore della piccola, che sta stretta nel suo mondo fatto solo di doveri e responsabilità, con la sua magica storia che sa di buono e di essenziale. Grazie alle sue parole prendono vita l’incontro tra la volpe e il Piccolo Principe, che imparano insieme a “creare dei legami”:

“… se mi addomestichi avremo bisogno l’uno dell’altra (…) Per me tu sarai unico in tutto il mondo e per te io sarò unica in tutto il mondo!”

“È solo con il cuore” che si può giungere a cogliere il senso più profondo di un legame. Non con l’idea dell’ “a me interessa” ma con l’intenzione dell’ “I care” dovremmo re-imparare ad approcciarci all’altro, “perché la parola care vuol dire cura e si presta meno al dubbio che ci sia un interesse come convenienza, opportunismo o similari”.

È quanto scrivono Lorenzo Canuti e Anna Maria Palma nel loro nuovo libro “Creare relazioni autentiche. Nutrire il cuore con i frutti dell’albero della gentilezza”. Il loro vuole essere una sorta di “compendio dell’essere gentili”, un “manuale per l’uso” sulla gentilezza.

“È la cura della relazione che a noi interessa (…), la cura delle relazioni quotidiane, quelle che occupano i nostri spazi affettivi in qualunque dimensione, partner, figlio, amico, amica, collega, capo, insegnante, medico, semplicemente come essere umano in contatto con altri esseri umani”.

Nel poco ma intenso tempo trascorso insieme, l’aviatore riesce ad insegnare alla bambina il senso di ogni relazione, che è amore e, quindi, interdipendenza, ma anche perdono, saper chiedere scusa e donarsi con gentilezza. Quando l’uomo si sente male e viene ricoverato, la piccola si reca con sua madre a trovarlo in ospedale. Sente il bisogno di scusarsi con lui:

“Scusami, mi dispiace tanto per quello che ho detto”

“Io neanche me lo ricordo”

“Sei gentile!”

Realizza che “creare dei legami” vuol dire anche saper andare incontro alla paura dell’abbandono:

“Si corre il rischio di piangere un poco quando ci si lascia addomesticare”

Insomma ha compreso, vivendole sulla sua pelle, tutte le sfumatura della relazione autentica.

“Tu diventerai una meravigliosa adulta!”

“La gentilezza non è una cosa complicata, non ha bisogno di studi approfonditi. Ha bisogno di presenza, ha bisogno di amore (…)” scrivono gli autori e utilizzano un albero per rappresentare questo valore.

“Un albero ha radici, rami e foglie, talvolta frutti. Vogliamo qui raccogliere questi frutti” che “testimoniano quanto agito e vissuto da persone con le quali condividiamo la convinzione che le “buone pratiche” possano trovare applicazione nel nostro quotidiano, nel rispetto dei principi che sottintendono la gentilezza. Pratiche che, cambiando appunto le relazioni, lasciano che si produca sempre di più la linfa vitale che può arrivare al cuore.”

In cosa si traduce praticamente tutto questo nelle relazioni di ogni giorno?

Per Anna Maria e Lorenzo “il senso della gentilezza” è “non ridurre la persona a un “anch’io” o a un “invece io”, preferire piuttosto un “ti ascolto”, “ti capisco”. Riconoscere i propri errori, fare un complimento, chiedere il parere del collega su una questione che ci sta a cuore, saper chiedere perdono e saper ringraziare, scrivono, “rafforzano sicuramente lo stare insieme”.

È da questa parola, “insieme”, dalla percezione dell’altro oltre me stesso che nasce il desiderio di bisogno e confronto. La relazione è frutto dell’ “albero della gentilezza” quando diventa sinonimo di “saper guardare nella stessa direzione, immaginare il mondo interiore, le idee e le emozioni dell’altro”.

“È questa capacità di accoglienza gentile che permette di maturare nuovi punti di partenza, personali e relazionali, nuove possibilità di percepirsi (…) Far diventare gentile l’essere insieme non presuppone regole da seguire ma l’assunzione di response-ability e lo sviluppo di sensibilità”.

C’è bisogno di ascoltare “per generare connessioni gentili”, bisogna saper “generare presenza” e scegliere il linguaggio dell’ “I care”.

Talvolta sul posto di lavoro, come già dicevamo sopra, la gentilezza si riduce “a un banale edulcorante”, ecco perché, scrivono gli autori, “lavorare a un terreno relazionale intriso di gentilezza richiede un’assunzione puntuale di posizioni autentiche”.

Come poter iniziare o re-iniziare a ristorarci all’ombra dell’ “albero della gentilezza”?

Il 13 novembre 2018, in occasione della celebrazione della giornata mondiale della gentilezza, la direttrice della biblioteca di San Giorgio di Pistoia ha pensato di proporre le “5 azioni gentili” da poter adottare nell’ambito del lavoro. Gli autori le riportano nel loro libro:

1)Salutare chiunque incontro nell’ascensore e nei corridoi;

2)Saper dire “no assertivi” ma gentili rispetto a richieste che non considerano le mie urgenze e le mie priorità;

3)Saper dare la giusta importanza al proprio tempo e saperlo trasmettere ai propri colleghi, così che sappiano averne cura e rispetto;

4)Organizzare la propria posta elettronica in modo tale che non sfugga nessuna comunicazione a cui bisogna rispondere;

5)Pianificare con cura durata e contenuto delle riunioni, nel rispetto del tempo e degli interessi altrui.

E tu? Sai essere gentile?

Se desideri avere una copia del libro, puoi prenderla qui >>>  http://bit.ly/2HkfgEK

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Scene sulla cura delle relazioni tratte dal film "Il piccolo principe"“Il piccolo principe” (Le Petit Prince) è un film d’animazione del 2015 diretto da Mark Osborne. La pellicola è l’adattamento cinematografico del celebre romanzo omonimo scritto da Antoine de Saint-Exupéry nel 1943.

 

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Scene sulla cura delle relazioni tratte dal film "Il piccolo principe"“Creare relazioni autentiche. Nutrire il cuore con i frutti dell’albero della gentilezza” di Anna Maria Palma, Lorenzo Canuti – Acquistalo su laFeltrinelli.com

2 commenti

  • Dafne 5 anni fa

    Secondo me questa storia è una storia in cui tu ascoltandola ho anche leggendo la ritorni bambino però devi ricordarti che quando torni adulto non devi dimenticarti del tuo bambino interiore.
    Lo dico io che ho 11 anni. E spero di non dimenticarmi mai di quest’età

    Rispondi
  • cinema2010 5 anni fa

    Bravissima Dafne ! ricordalo sempre … porta con te nel mondo “adulto” la tua bambina e prenditene cura. Un abbraccio

    Rispondi

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