Siamo soliti percepire l’ostacolo come una stonatura nella melodia della nostra vita: mentre ce ne stiamo buoni a seguire lo spartito, succede qualcosa che ci impedisce di proseguire come stabilito. Il modo in cui reagiamo definisce come si evolverà la nostra esibizione musicale sul palco dell’esistenza.
Lo sa bene Louise Fuller, la protagonista del film “Io danzerò”, il cui sogno era quello di fare l’attrice ma a cui la vita ha riservato qualcosa di diverso che l’ha portata al successo.
Come interprete attoriale riesce ad ottenere solo una particina in cui non ha battute, deve fingere di essere sonnambula, alzare le braccia e fare qualche passo verso il suo ipnoterapista.
Succede però qualcosa di inaspettato pochi istanti prima di andare in scena: la gonna del suo abito è troppo larga e non c’è tempo per fissarla per cui, una volta sul palco, nel momento in cui alza le braccia, la gonna casca suscitando il riso in platea. Nel rialzarla la fa inavvertitamente volteggiare … un gesto che viene apprezzato dal pubblico. È così che Louise riesce a trasformare un imprevisto in occasione.
Louise scopre qualcosa di nuovo che la attira e che mai prima di allora aveva pensato di poter sfruttare per poterne fare una professione.
Se dovessimo dunque schematizzare una strategia vincente per affrontare al meglio gli ostacoli, il primo punto sarebbe sicuramente quello della scoperta: indagare cosa c’è dietro le quinte di un evento e rapportarci ad esso in modo tale da capire cosa ci sta suggerendo di fare. Cogliere quel suggerimento è il secondo punto: una volta intuito il potenziale che si cela dietro l’apparente ostacolo, è necessario iniziare a coltivarlo. Louise, infatti, si impegna duramente con costanza e determinazione per “spianarsi” la strada verso quella che chiama “la sua danza”, il che ci porta al terzo punto: definire l’obiettivo. Bisogna avere le idee chiare, dare un nome alla meta affinché il percorso sia mirato. Se poi lungo il cammino si aprono altre strade, ci si può fermare a valutarne la qualità ma è importante non perdere di vista ciò che ci siamo prefissati di fare.
“Io danzerò, ovunque mi vorranno”.
Louise afferma, sicura di sé, che il suo futuro è la danza e lascia aperte le opzioni sul dove realizzerà questo percorso artistico. Credere nella sua realizzazione è il quarto punto, accompagnato da un sincero disinteresse sui dettagli, affinché qualcosa possa sempre sorprenderci e farci sorridere.
Non è raro trovare chi prova a metterci i bastoni fra le ruote, chi crede che siamo folli visionari o incapaci sognatori, ma ciò non deve minimamente turbare il nostro stato d’animo né farci desistere dall’andare avanti.
“Quanti anni hai?”
“Venticinque”
“Le ballerine sono famose a venti”.
Come se l’arte avesse un’età. Come se a quarant’anni non si potesse cambiare lavoro o a cinquanta scoprire una nuova legge della fisica.
Ignorare i pregiudizi ed i limiti altrui è un altro atto da compiere.
Non dobbiamo guardare lontano per trovare esempi di persone che se sono fregate dell’età ed hanno raggiunto i loro obiettivi: Paddy Jones, ballerina 83enne che si è esibita anche sul palco di Sanremo, è un esempio, oppure Johanna Quuas, atleta novantenne campionessa di ginnastica artistica.
Louise, nel film come nella vita, riesce a farcela molto prima, ma il segreto della sua riuscita è la caparbietà e l’essere riuscita a danzare sulle note di un ostacolo.
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“Io danzerò” (La Danseuse) è un film autobiografico del 2016 diretto da Stéphanie Di Giusto, basato sul romanzo “Loïe Fuller, danseuse de la Belle Epoque” di Giovanni Lista.
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da un ostacolo possiamo acquisire consapevolezza delle nostre potenzialità creative.
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