Scene sul decision making: decidere nonostante tutto

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Nello svolgimento quotidiano delle attività di gestione di un’organizzazione, è normale che sorgano controversie dovute a diversità di opinioni, interessi e bisogni. Quando si tratta di risollevare le sorti della propria squadra, ciò è inevitabile. L’attenzione dei media, il giudizio dell’opinione pubblica, le critiche dei collaboratori e la pressione che tutto ciò comporta rendono il tutto ancora più complicato.

Questa è la sfida di Sonny Weaver, il general manager della squadra di football americano dei Cleveland Browns, nel film “Draft Day”.

Il Draft è un evento annuale in cui le 32 squadre della NFL (National Football League) selezionano i giocatori provenienti dai college che reputano più idonei per il loro team.

Mentre sul display procede il conto alla rovescia, tra discussioni, pregiudizi, critiche e negoziazioni, i boss dell’ NFL devono fare affidamento al proprio buon senso per fare una scelta che sia il più saggia possibile per le sorti della propria squadra.

Tutt’altro che facile. Sonny ha un sacco di questioni da valutare e di pareri con cui scontrarsi: quello di Vince Penn, l’allenatore, che non è per niente d’accordo con le sue scelte, quello dell’autoritario proprietario dei Cleveland Browns che desidera fare colpo con un grande contratto, le proteste dei fans e la voglia di emulare il successo di suo padre, venuto a mancare da poco, ma allo stesso tempo la paura di non esserne all’altezza.

Per gestire la situazione conflittuale, il primo fattore su cui Sonny decide di fare affidamento è il proprio istinto.

Il suo boss è interessato a ingaggiare la star numero uno dei college, il giovane Callahan. Sonny crede nel suo talento, ma c’è qualcosa del suo carattere che non lo convince. Sa che il talento è seducente, ma è anche cosciente del fatto che talvolta il temperamento di un giocatore può rivelarsi corrosivo per il clima generale della squadra. Nella scena sopra riportata, notiamo il suo disappunto durante una telefonata.

“Quanto conta vincere per te?”

La risposta stereotipata del ragazzo (“Vincere è tutto, signore!”), le parole dette, e suggeritegli, solo per compiacerlo confermano ancora di più le sue sensazioni al riguardo.

Il preferito di Sonny è Vontae Mack, giovane e schietto difensore, che la vita ha già duramente messo alla prova. Nella scena seguente, sprezzante del dissenso del suo boss, dei suoi colleghi e dei media, farà di lui la sua prima scelta.

 

Dalla sua, inoltre, ha determinazione e un forte senso di responsabilità. Sonny vuole approfittare del Draft Day per riportare in auge il suo team, è la sua missione personale e anche tutto il rischio che può derivare da una scelta azzardata è suo. Ma, per il bene dei suoi, un buon leader sa quando è il momento di rischiare.

Tutto ciò è da ponderare nel poco tempo a disposizione, insieme ai vantaggi che questa scelta porterà alla sua squadra, alle conseguenze che ne deriveranno, nella maniera più razionale possibile, contenendo le emozioni. In un clima di tensione in cui il ticchettio dell’orologio, le attese e il dissenso dei collaboratori accrescono la pressione, la capacità decisionale del leader deve imporsi sulla paura di sbagliare.

Optare per Vontae vuol dire andare controcorrente e “deludere” le aspettative dei suoi, ma questo non basta a distogliere Sonny Weaver dall’obiettivo che si è prefissato di realizzare.

L’abilità di decision making è un aspetto centrale per la leadership, il lavoro, il successo e la vita in generale. Un leader di successo se ne servirà nella scelta delle strategie da perseguire, dei dipendenti da assumere, delle risorse da impiegare, con la consapevolezza che, aldilà che la decisione si riveli utile o fallimentare, il processo decisionale rappresenta ad ogni modo un cammino per progredire.

Riuscendo a far valere le proprie idee, ma rimanendo allo stesso tempo flessibile, concentrato ma fedele alle sue convinzioni e al suo istinto, Sonny è stato in grado di raggiungere il suo obiettivo e raccogliere i buoni frutti delle sue scelte.

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